Le cravatte indimenticabili del grande schermo
Ci sono abiti che "escono" dai film in cui compaiono per entrare direttamente
nell'immaginario collettivo. Chi non ricorda, ad esempio, il completo dei Blues Brothers, il
tubino di Colazione da Tiffany o la giacca bianca di Tony Manero? Lo stesso avviene per
alcune cravatte divenute ormai iconiche. Ne abbiamo selezionate alcune fra le più famose di
sempre
La cravatta è da sempre simbolo di stile, di potere e di eleganza, e per questo è sempre stata
celebrata al cinema. Alcuni personaggi sono entrati nell’immaginario collettivo anche grazie a
questo accessorio, che ha contribuito a tratteggiarne la personalità. È interessante, quindi, compiere
un excursus tra le immagini più celebri legate a quello che, più che un semplice capo maschile, può
essere definito un piccolo frammento di storia del costume.
Hitchcock style
Tra i grandi registi, il più legato alla cravatta è probabilmente Alfred Hitchcock. Grazie a lui, oggi è
impossibile immaginare Cary Grant o James Stewart in vesti diverse da un abito su misura e una
cravatta perfettamente annodata al collo. Il maestro della suspence non concepiva altro outfit per i
suoi protagonisti alto-borghesi. Addirittura in Frenzy, film del 1972 ambientato a Londra, terrorizzò
gli spettatori con il suo “necktie stragler”, uno strangolatore seriale che uccideva le vittime con il
celebre accessorio maschile.
In Nodo alla gola (un titolo che fa proprio al caso nostro, non trovate?), James Stewart nasconde un
cadavere in una cassapanca e poi riceve degli amici a casa. Lo stato di tensione del personaggio,
costantemente preoccupato di venire scoperto, viene rappresentato da un gesto che ricorre per tutta
la durata del film: l’allentarsi la cravatta.
Da Rimini a Chicago
Non meno iconico degli attori hitchcockiani è l’interprete felliniano per eccellenza: Marcello
Mastroianni. Sia in La dolce vita, sia in 8½ (ma anche in La notte di Michelangelo Antonioni, che
si colloca temporalmente fra i due film del leggendario cineasta romagnolo), Mastroianni sfoggia
l’identico look: completo e cravatta scuri a tinta unita e camicia bianca. Un outfit di grandissima
eleganza, che però lui non esita a rovinare, bagnandolo nelle acque della Fontana di Trevi, quando
Anita Ekberg pronuncia il suo celebre e irresistibile invito: «Marcello, come here!».
Facciamo un salto di un paio di decenni e fermiamoci al 1980, quando The Blues Brothers scrive un
altro irrinunciabile capitolo nella storia delle cravatte sul grande schermo. La coppia
Belushi-Aykroyd con abiti, cravatte, Ray-Ban e Borsalino tutti rigorosamente neri, è un’immagine
ormai eterna, impossibile da rimuovere dall’Olimpo dei miti di celluloide. E non solo da quelli:
ricordiamo infatti che i Blues Brothers, prima ancora di girare il film che li ha resi immortali, si
esibivano con successo nella trasmissione televisiva Saturday Night Live, oltre che dal vivo in
tournée musicali, come fanno tuttora, a distanza di quarant’anni, i musicisti superstiti.
Neri per sempre
Se i Blues Brothers sono passati dalla televisione al cinema, in un certo senso si può dire che Le
iene abbiano compiuto un percorso inverso. In questo caso, però, non c’è un legame diretto fra la
prima pellicola diretta da Quentin Tarantino nel 1992 (titolo originale: Reservoir dogs) e la
trasmissione televisiva italiana in onda dal 1997. È però vero che, sia nel film che nello show di
Italia Uno, i protagonisti indossano abiti, cravatte e occhiali neri, così come è vero che in entrambi i
casi il canone di riferimento estetico sono proprio i Blues Brothers.
Il look all black arriva fino ai giorni nostri – tingendosi sempre più di nero – grazie a Keanu Reeves. Nella saga di John Wick, infatti, l’attore spesso abbina a vestito e cravatta neri una camicia
altrettanto scura, anziché il più tradizionale colore bianco. Del resto, l’attore canadese ci aveva
abituati ad outfit “tenebrosi” fin dal primo Matrix (in quel caso, però, senza cravatta). E pensare che
quel film, che ha tanto influenzato la cultura agli albori del nuovo millennio, fu girato con un
budget di appena 63 milioni di dollari, la maggior parte spesi per il celebre “bullet time”, il ralenti
del quale non ci siamo ancora ancora stancati. Con risorse così limitate, il reparto costumi dovette
vestire il cast con tessuti sintetici da 3 dollari al metro!
Ritorno al colore
Ma la cravatta non è sempre stata così sobria al cinema: la serie Kingsman, ambientata nel mondo
dei servizi segreti britannici e liberamente ispirata a James Bond, porta all’estremo la celebre mise
di Sean Connery in 007: Una cascata di diamanti (1971). Nessun altro capitolo della celebre saga
osò quanto quello, l’ultimo interpretato dall’attore scozzese. Ricordando quella mise, non ci si
stupisce nel vedere Taron Egerton indossare in Kingsman: Il cerchio d’oro un completo da sera con
la giacca arancione.
Ma nessun abbinamento cromatico ardito della serie creata da Matthew Vaughn può far sbiadire il
ricordo di Sean Connery in completo rosa e crema, all’epoca molto più estremo di una giacca
arancione nel 2017. Cravatte così colorate erano state indossate solamente da Jack Nicholson in
Chinatown di Roman Polanski. In quel film, le tinte sgargianti accentuate dal Technicolor rendono
ogni inquadratura un omaggio all’età d’oro di Hollywood.
Molto colorata è anche la moda del Terzo Millennio immaginata da un film di culto degli anni
Ottanta. Ce lo dimostra Doc Brown, il leggendario scienziato della trilogia di Ritorno al futuro.
Alla fine del primo film, esce dalla Delorean aggiornata con un sistema di alimentazione a
spazzatura indossando un completo giallo con camicia fantasia in rosso e… una cravatta di plastica
trasparente!